Lettera scritta e mai spedita
Posted on 01. Dic, 2011 by Gestore del Sito in Lettere
Quante volte ho pensato di lasciarti e poi quando siamo arrivati al dunque, non ho avuto la forza necessaria, forse me n’è mancato il coraggio; non per te! Per loro, che non avevano nessuna colpa se non quella di voler nascere, senza sapere che poi si sarebbero ritrovati a crescere tra liti e incomprensioni.
Quand’è che abbiamo smesso di amarci e il nostro amore si è trasformato da parte tua in odio, le cui radici sembravano affondare in tempi remoti, tanto era profondo!
Quando ti ho conosciuto sembravi incarnare tutte le mie aspirazioni, forse perché era la prima volta che conoscevo l’amore, quell’amore tanto sognato dalle ragazzine, specialmente quelle della mia generazione, che arrossivano e tremavano solo per un tenero bacio a labbra chiuse.
Con te è iniziata la mia vita di donna e con la prima volta è anche arrivata la prima umiliazione, la “prova” da conservare per mostrarla poi con maschilista orgoglio atavico a conferma di una possessività assoluta, che poi di assoluto non ha proprio nulla.
Sia la prima che le altre volte, si può possedere un corpo, ma non l’anima.
Se i pensieri e i desideri di una coppia non sono gli stessi e non si uniscono, non si può volare al di sopra di quella linea invisibile che separa il sesso dall’amore.
Ed io purtroppo in quella dimensione non ci sono mai potuta arrivare, perché le nostre aspirazioni sono state sempre diverse.
Io, che sognavo la tenerezza, la sincerità, la comprensione, una spalla sicura su cui potermi appoggiare; in te, non ho trovato altro che malvagità, superficialità e falsità. Per non parlare degli improperi, delle cattiverie e delle violenze fisiche e psicologiche. Quelle del corpo un po’ alla volta sono guarite; quelle dell’animo, invece, sono rimaste tutte una sull’altra e giorno dopo giorno sono diventate una montagna di rancore, che un po’ alla volta ha inibito la mia capacità di amarti.
Così è iniziata la mia clausura di moglie, ma soprattutto di amante, perché non potevo baciare quella bocca che mi riempiva di insulti e non riuscivo ad abbracciare quel corpo, che nella furia di picchiarmi si scuoteva come posseduto da un demone.
A te poco importava avere a fianco una bambola di gomma, bastava che riuscissi ad appagare i tuoi istinti!
I miei giorni e i miei anni sono trascorsi all’insegna della rabbia e del rimpianto.
Rabbia per quella vita che non mi ero meritata e rimpianto per quell’amore che non avevo mai avuto.
L’unione di questi due sentimenti, però, si è trasformata in una grande forza, che mi ha aiutato a crescere i miei figli e per loro a nascondere in un angolo del cuore tutti i miei desideri. Mi ha spronato a dedicarmi con fervore al mio lavoro e alle mie passioni, e tu in tutto questo hai continuato i tuoi sproloqui con una voce i cui toni sono stati da sempre l’oggetto degli incubi più spaventosi.
Chissà se tu fossi stato diverso, come sarebbe stata la mia vita.
Forse in tutto questo ci sono anche le mie colpe, ma come si può impedire ad un cervello di ragionare, ad un cuore di provare emozioni e ad un essere umano la ricerca della propria identità!
Chissà se un giorno avrò anch’io il mio angolo di paradiso, dove potrò abbeverarmi a una fresca fontana, per spegnere finalmente quella sete d’amore che tu hai acceso e che continua a bruciare dentro di me!
ANTONIETTA DI CAPUA